apro le mani a grappoli
e spingo l’aria cercando…
il vuoto, il nulla
lo smarrimento
mi abbraccia il corpo e la mente
e tutt’a un tratto mi sento
cadere, cadere, senza fine.
Il mio corpo non ha contorni
come malattia infettiva il cuore
privandolo dell’eco delle mie parole
spiegate dialogo d’amore.
Prosciugata, ferma come roccia
cado
non un appiglio, non un ramo
d’afferrare all’ultimo minuto
e grido
grido pensando di oltre passare
con la voce il muro,
il mare
e il rumore del mio grido
cade con me.
Chiudo gli occhi, è finita.
Di colpo, sei nella mia mente,
luce… il tuo viso chiaro e caro
sei nel mio ricordo
e il ricordo di te è la mia salvezza
la mia fune.
Marina Ramonda